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Vivere all’estero non è cosa da poco, e soprattutto non fa per tutti. C’è bisogno di una gran forza di volontà, spirito di adattamento, sopravvivenza a torridi inverni (soprattutto al nord Europa) e un cuore enorme, tale da contenere sia gli affetti più cari lasciati a qualche chilometro di distanza, sia quelli nuovi, che costruiamo in loco e che ci rendono più dolce la nuova permanenza fuori.
Ci si abitua quasi a tutto; alla lingua che inizialmente sembra tanto difficile da imparare, alle ciofeche quotidiane, al sole che non riscalda, ai mezzi di trasporto sorprendevolmente efficienti, ai nuovi ritmi di vita e di lavoro. Al cibo no, ma si trova comunque una soluzione ordinandolo online. Vivere da expat per molti è dura e non un piacere, per altri si trasforma in una vera e propria sfida.
Ma come mai allora, ogni giorno, centinaia di persone decidono di trasferirsi e andare a vivere all’estero?
Dai dati ISTAT risulta che sono più di cinque milioni gli italiani expat e nei prossimi anni si prevede che continueranno ad aumentare. Un vero e proprio esodo.
Gli italiani si spostano all’estero per molteplici ragioni: motivi di studio, soggiorni erasmus, per cambiare radicalmente il proprio stile di vita e soprattutto, per motivi lavoro. Trasferimenti aziendali improvvisi o la ricerca di un lavoro che non si trova o non rende del tutto soddisfatti nel proprio Paese d’origine. Spesso espatriare diventa necessario non solo per migliorare il proprio benessere economico, ma anche per inseguire e realizzare un sogno nel cassetto.
Abbiamo chiesto ai nostri Vico Lovers di raccontarci perchè hanno scelto di vivere all’estero e quali sono i loro sogni da expat, rispondendo ad una mini intervista.
Ecco com’è andata. Di seguito vi riportiamo ciò che ci ha rilasciato Christian.
Sono venuto all’estero per la musica e ho aperto la mia etichetta discografica.
Christian, (@involuntary_movement)
Come nasce la tua passione per la musica?
La mia passione per la musica nasce da bambino; ho fatto il liceo classico musicale imparando a suonare la chitarra e le basi del solfeggio. Crescendo siamo passati per il rap con il quale ho fatto diversi EP e concerti in giro per l’Italia – da ragazzino – fino a scoprire un’anima più elettronica che mi ha portato oggi a fare il genere che faccio, Minimal Jazz con influenze techno e house.
É stato difficile confrontarsi con una cultura diversa in Olanda?
La cultura diciamo non che è stata un grande problema in quanto Amsterdam è una delle città più multietniche del mondo. Ognuno trova il suo spazio, non dico sia facile ma lo si trova – anche se inserirsi nei circuiti olandesi è abbastanza difficile perché sono molto chiusi.
Raccontaci della tua etichetta. C’è qualcosa di italiano che risuona da quelle parti?
L’etichetta nasce nel 2015, si intitola “vinyl only a tirature limitate”. Nasce dall’incontro con quello che poi diventerà manager della label e fratello (non di sangue). Negli anni abbiamo stampato 6 dischi per 300 copie l’uno, con artisti internazionali – e li abbiamo venduti in tutto il mondo.
Torneresti in Italia? Se sì a quale condizione?
Tornare in Italia? Forse il giorno in cui si metterà a livello del resto d’Europa ma intanto dopo quasi 10 anni qui, l’anno prossimo abbiamo intenzione di andarcene. Abbiamo comprato casa a Tenerife, ci siamo meritati un po’ di paradiso anche noi ora 😁
Ti senti nostalgico perché sei all’estero e hai voglia di cibo italiano?
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